Contro la violenza sulle donne – articolo realizzato da Simona Palma

25 NOVEMBRE. GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

la bellezza del rispetto e della libertà

Il 25 novembre è stato designato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite come la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Questa data fu scelta in ricordo dell’animalesco assassinio delle tre sorelle Mirabal, che ebbero il coraggio di tentare di contrastare una delle tirannie più atroci dell’America Latina, il regime del dittatore della Repubblica Dominicana Rafael Leónidas Trujillo dal 1930 al 1961.

Il 25 novembre 1960 le sorelle Mirabal,mentre vanno a far visita ai loro mariti in prigione,vengono prese da agenti del Servizio di informazione militare. Condotte in un luogo appartato nelle vicinanze, torturate e uccise a bastonate, furono poi gettate in un dirupo, a bordo della loro auto, per simulare un incidente.

La loro morte brutale spegne le loro vite, i loro sogni, i loro desideri ma risveglia l’indignazione nell’opinione pubblica, scuote molte coscienze, porta all’assassinio di Trujillo e successivamente alla fine della dittatura nel 1961.

La data fu ufficializzata dall’ONU nel 1999 anche se la sua commemorazione prende origine dal primo Incontro Internazionale Femminista, svoltosi in Colombia, nel 1980. In Italia solo dal 2005 alcuni Centri antiviolenza e Case delle donne hanno iniziato a celebrarla. Nel 2007 ben 100 000 donne autorganizzate e senza nessun patrocinio di partiti e istituzioni hanno manifestato a Roma contro la violenza sulle donne attirando per la prima volta una forte attenzione mediatica su questo tema. Hanno manifestato con fermezza la volontà di dire basta alla violenza, alla paura, al terrorismo sessuale che quotidianamente rende un inferno la vita di tantissime e fa da controllo sociale verso qualsiasi forma di emancipazione femminile e che per questo va culturalmente asportato in tutti i suoi capillari e apparizioni.

Sono temi che continuano ad essere esposti dai mezzi di informazione come puri fatti di cronaca causati da devianze personali,o ricondotti a una questione di sicurezza della città o di ordine pubblico( sfruttando per fini politici il dramma di donne che vengono stuprate e in parecchie circostanze uccise), o ancora legati a determinate classi, etnie, culture, religioni, attribuendo alla nazionalità dell’assalitore la responsabilità della violenza. Mentre questa discende dall’egemonia storica di un sesso sull’altro, si compie innanzitutto all’interno del nucleo familiare dove si articolano legami di autorità e di sottomissione e indica un pesante ripiegamento del rapporto uomo donna.

Non sono e non saranno di certo sufficienti escamotage legislativi e disposizioni di impronta securitaria e oppressiva privi di una reale alternativa da poter praticare. Uno stato autoreferenziale prima produce preoccupazione,l’emergenza e poi applica le suddette formule securitarie per preservarsi da un capro espiatorio inventato. Questa sicurezza così come ce la presentano è solamente controversa e oppressiva.

Senza un concreto mutamento culturale che batta una volta per tutte patriarcato, patrilinearità e maschilismo non può esserci uno scatto di civiltà che incoraggi il rispetto delle differenze invece di sopprimerle, che incoraggi il rispetto dell’autodeterminazione delle donne e di ogni singolo individuo accantonando la sua provenienza, l’età o la scelta sessuale.

Paolab, dal canto suo, è vicina alle voci, alle storie, alle lotte quotidiane di tutte e vede ad occhio nudo la doppia discriminazione che vivono le donne calabresi, in quanto donne e in quanto donne del Sud. Ma vede ad occhio nudo il coraggio di donne imprenditrici, insegnanti, di sindache, di donne che si ribellano alla ‘ndrangheta,che per un istante diventano l’immagine dell’altra Calabria, che poi si dissolve di nuovo.

Paolab sostiene chi cerca il proprio spazio tra le difficoltà,scegliendo di restare in Calabria ma soprattutto migliorando la proprio terra, in quanto questo potrebbe essere un buon punto di partenza per ottenere quel riscatto di cui un Sud discriminato necessità.

Simona Palma